24 Feb Acufeni e mandibola: Come, quando e perchè
Chi al giorno d’oggi non ha sentito parlare, o peggio ne soffre, di acufeni? Quei fastidiosi, spesso invalidanti fischi continui percepiti a livello uditivo che possono interessare le orecchie bilateralmente o monolateralmente.L’origine eziopatogenetica dell’acufene resta ancora abbastanza incerta. Diverse sono le teorie che cercano di spiegarne la causa.Una delle teorie maggiormente accreditate tra la comunità scientifica è quella che prevede l’esistenza di un’anomalia delle strutture del condotto uditivo ( il tinnutus può rappresentare un sintomo di una problematica dell’orecchio come infezioni dell’orecchio esterno, otiti croniche dell’orecchio medio e otosclerosi associata alla sindrome di Meniere). L’acufene può rappresentare anche il sintomo di una problematica neurologica come un neuroma del nervo acustico, o della corda del timpano fino a giungere ad alterazioni della pressione sanguigna timpanica e a disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare (TMD).
Escludendo tutto quello che può essere di pertinenza dell’otorinolaringoiatra e del neurologo attraverso opportuni esami diagnostici specialistici, a volte ci troviamo di fronte a situazioni in cui l’acufene può essere correlato a disfunzioni mandibolari.Studi relativamente recenti, hanno dimostrato l’esistenza di strutture anatomiche che mettono in comunicazione diretta l’orecchio medio (nello specifico il sistema staffa-incudine-martello) con la cavità articolare mandibolare.La presenza di un canale, denominato canale del Civinini dallo studioso che per primo l’ha descritto nel 1830, che collega la parte posteriore dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM) con l’orecchio medio, pone le basi per supporre una correlazione tra disturbi dell’ATM e acufene. Nello specifico, questo canale accoglie due legamenti che, partendo dal collo del martello, si inseriscono a livello della capsula articolare uno, e a livello della faccia interna della mandibola, l’altro. Una mandibola che funziona in maniera non corretta o che è posizionata più anteriormente rispetto alla sua posizione normale, può causare delle tensioni a livello ligamentoso che possono tramutarsi in stimolo uditivo (acufene) attraverso l’attivazione della membrana timpanica che risente di queste variazioni di lunghezza.
Approfondire step-by-step questo disturbo uditivo, può rappresentare la chiave di volta anche per risolvere una situazione che spesso diventa ingravescente con il passare del tempo.